Pamoja

. volti, incontri, emozioni.Tanzania 2016: viaggio “in famiglie”

ecco il bel racconto del viaggio di condivisione della scorsa estate di 3 famiglie del nostro progetto Pamoja!

 

Tre famiglie, noi Costa, i Perlini e i Frison, “veterani” che ci fanno da guida. In tutto 12, figli compresi. Viaggio forte, profondo.

Emozionanti i volti sempre sorridenti dei bambini e i volti dignitosi degli adulti che a ogni incontro salutano “habari” o rispondono al tuo saluto “n’zuri” (come va? Bene!). Sempre bene, anche quando noi avremmo molto di cui lamentarci! Tanti giovani, tantissimi bambini, il Paese del futuro, tanto impegno nello studio, nel costruire.

Protagonisti sono i bambini, vispi, svegli, che scappano, si fanno inseguire, si arrampicano, abbracciano, corrono, battono le mani, ballano. Adriano fa finta di svenire, mimando le convulsioni, Aida si informa di tutte le parentele e a ognuna si entusiasma e ride, Festo si arrampica dappertutto, David scappa via, Nema e Alfa che a 4 anni si lavano le magliette a mano, da sole e poi i sorrisi di Isaka, di Giakaia…

Forte la testimonianza di fede e di preghiera quotidiana del catechista, capo famiglia con 13 figli e 15 nipoti. Disarmante la sua accoglienza in una capanna sperduta e la semplicità della casetta in cui vivono, felici.

Forti le “sister”, suore di Madre Clelia, che ci accolgono con generosità e danno testimonianza di servizio nell’umiltà di ogni giorno (la superiora spala granoturco al mattino e poi è sempre di turno in cucina, sorridente anche se stanca). Suore bianche come Gemma, emiliana “doc” di 80 anni circa, che non sta mai ferma; suore nere come Benedicta,  nata in un minuscolo e sperduto paesino, sorridente, umile, attenta, vero esempio di obbedienza, e suor Raffaella, grande e affettuosa mamma di tutti i bimbi della Casa della Carità.

Abbiamo toccato con mano che alcune “leggende” sono vere: è freddo (te lo dicono bene prima, ma poi scopri che la felpa che hai portato non basta); è lontano (il viaggio da Dar Es Salam, la capitale, a Usokami non è lungo…, è infinito!); nei villaggi si mangia con le mani (esperienza bellissima di condivisione); i mercati con  miriade di colori e odori; Messe lunghe sì, ma colorate e soprattutto cantate, ballate.

Cosa portiamo a casa?

Insegnamenti di uno stile di vita vero, intenso, di una serenità che sa vedere oltre i tanti problemi piccoli e grandi, di una dignità forte, di una tensione a migliorare la propria condizione, che è vero segno di speranza, di fede vissuta nel quotidiano, insomma di una felicità vera.

 

STEFANO, MARIA, DEBORA, ANDREA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *