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Sulla stessa barca

Abbiamo deciso questo titolo per l’ultimo numero del giornalino perché queste parole di Papa Francesco pronunciate nel giorno del momento straordinario di preghiera nel tempo del covid, descrivono in maniera semplice e completa questo periodo così particolare che stiamo vivendo.  Tutti abbiamo in mente i lenti passi che Papa Francesco percorreva in salita dalla piazza verso l’entrata della Basilica di San Pietro per soffermarsi dinanzi al grande crocifisso che lo attendeva all’entrata sul sagrato, accogliendolo con lacrime di pioggia che scendevano abbondanti dal cielo e dal suo volto. Immagine e scena che raccoglieva le paure e le sofferenze di tutta l’umanità disseminata sulla terra. I problemi di oggi sono diventati problemi globali e nessuno può sentirsi al sicuro, che si tratti di un virus letale o del riscaldamento globale siamo tutti chiamati in causa. “Maestro non ti importa che noi moriamo?” è un grido che risuona nel nostro cuore in questo momento difficile e potrebbe essere facile lasciarsi andare allo sconforto, ma se siamo tutti sulla stessa barca allora con noi c’è anche Lui, Gesù. Chiamiamolo come hanno fatto gli Apostoli e avremmo la certezza che il vento si placherà. 

“E’ tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di sapere ciò che è necessario da ciò che non lo è. La preghiera ed il servizio silenzioso sono le nostre armi vincenti. “Perché avete paura? Non avete ancora fede?” L’inizio della fede è sapersi bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti da soli, da soli affondiamo”. Intanto a noi crollano certezze e strutture che per secoli hanno sorretto la società ma che ora non sono più corrispondenti alla vita reale. Questo provoca smarrimento, crisi di identità, angoscia. C’è chi si arrocca al passato, alimentando come vediamo, vari fondamentalismi e c’è chi si lascia prendere dalla paura del futuro. Indietro non si torna! Dobbiamo imparare a scorgere i germi di un futuro che è ancora in gestazione. E questo noi cristiani lo dovremmo sapere, si può fare solo lasciandosi ispirare dallo Spirito Santo. Il nuovo che affiora ci sta imponendo trasformazioni che mettono in crisi i nostri modi di vivere e di pensare come pure strutture ormai sterili sia per la società che per la Chiesa. Il nostro Cardinale, l’Arcivescovo Matteo un po’ di tempo fa ci disse: “Il virus ha mandato in crisi l’egoismo non essendo possibile mettere in sicurezza sé stessi senza mettere in sicurezza gli altri. Papa Francesco ci ha messo in guardia da tre rischi: il narcisismo, il vittimismo e il pessimismo. Idolatrare sé stessi porta a far dipendere tutto dal tornaconto, a non ammettere le proprie fragilità, a farci sentire vittime e non farci sentire responsabili. Ci pensiamo troppo deboli per far qualcosa per gli altri, ma siamo esigenti per quello che ci riguarda. Si finisce per vedere tutto nero, nella carestia della speranza. Ripartire significa andare nella direzione opposta, quella della solidarietà, dell’umiltà e della speranza e io inizierei proprio dalla solidarietà ordinaria, possibile a tutti, umana e umanizzante, ricordiamoci che siamo tutti sulla stessa barca!

Secondo Papa Francesco “il rispetto è l’atteggiamento fondamentale che l’uomo deve assumere con il creato. Lo abbiamo ricevuto come un dono prezioso e dobbiamo sforzarci affinché le generazioni future possano continuare ad ammirarlo e a beneficiarne. Questa cura dobbiamo insegnarla e trasmetterla”.

Anche noi siamo chiamati a fare del nostro meglio per salvaguardare gli altri e il creato, Papa Francesco ce lo ha ricordato con la pubblicazione nel 2015 dell’enciclica Laudato Sì che ha voluto rilanciare in quest’anno speciale dedicato alla terra in quanto è convinto che rispetto per la terra e catastrofi (che siano ambientali o un virus) siano strettamente legate. Abbiamo colto questa opportunità per chiedere al professor Stefano Zamagni – Presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali come affrontare queste sfide globali.

Per noi rispetto per il creato significa anche rispetto per le persone che incontriamo, per i poveri, per i derelitti…qui a Bologna abbiamo avuto tanti maestri, non ultimo Padre Marella che verrà beatificato proprio quest’anno e di cui parleremo nel giornalino. Noi come associazione proviamo proprio a fare questo; prenderci cura di chi è in difficoltà attraverso l’incontro con le persone che incontriamo in strada, gli emarginati. All’interno del giornalino potrete trovare il racconto di otto modi di “portare rispetto” per i bisognosi attraverso il racconto dei nostri otto progetti. Inoltre abbiamo approfittato di questo momento difficile per raccontare delle belle storie di speranza! Durante il coronavirus le nostre attività sono andate avanti anche se in modo diverso, e attraverso il racconto dei volontari potremmo rivivere momenti di speranza nati in modo inaspettato durante il lockdown.

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